Guida della zona

Jacopo
Guida della zona

Visite turistiche

25 paikallista suosittelee
Monte Cucco -puisto
13 Corso G. Mazzini
25 paikallista suosittelee
La Grotta di Monte Cucco, sita all'interno del Parco Regionale del Monte Cucco, con i suoi 30 chilometri di gallerie e con una profondità massima di quasi 1000 metri, è uno dei sistemi ipogei più importanti in Europa e sicuramente tra i più noti e studiati nel mondo. Lo spettacolo naturale che fino ad ora poteva essere apprezzato solo da esperti speleologi, si apre per circa 800 metri di percorso sotterraneo alla scoperta di chi vuol vivere un’esperienza sensoriale unica: fatta di suoni (quelli dell’acqua che lentamente scava la roccia), di odori (quelli della profondità della montagna), di immagini (quelle create dalle formazioni calcaree interne).
6 paikallista suosittelee
Grotta di Monte Cucco
SP244
6 paikallista suosittelee
La Grotta di Monte Cucco, sita all'interno del Parco Regionale del Monte Cucco, con i suoi 30 chilometri di gallerie e con una profondità massima di quasi 1000 metri, è uno dei sistemi ipogei più importanti in Europa e sicuramente tra i più noti e studiati nel mondo. Lo spettacolo naturale che fino ad ora poteva essere apprezzato solo da esperti speleologi, si apre per circa 800 metri di percorso sotterraneo alla scoperta di chi vuol vivere un’esperienza sensoriale unica: fatta di suoni (quelli dell’acqua che lentamente scava la roccia), di odori (quelli della profondità della montagna), di immagini (quelle create dalle formazioni calcaree interne).
L’azienda Nuova Baccaresca si occupa della coltivazione di campi per foraggi, cereali e legumi e dell’allevamento di vacche da latte. Il latte prodotto dalle bovine viene consegnato alla centrale del latte di Perugia (Grifolatte). Il territorio dell’azienda si sviluppa intorno al Castello di Baccaresca, le cui origini si trovano in alcune cronache di Gubbio databili al ‘300. La contea di Baccaresca è stata fondata dai Montefeltro ed è appartenuta anche alla famiglia Gabrielli. Sono presenti un laghetto interno per la pesca e alcuni percorsi fruibili in mountain bike. In azienda è possibile, inoltre, realizzare visite guidate del centro di produzione: stalle, sala mungitura e agli animali presenti.
Azienda Nuova Baccaresca
L’azienda Nuova Baccaresca si occupa della coltivazione di campi per foraggi, cereali e legumi e dell’allevamento di vacche da latte. Il latte prodotto dalle bovine viene consegnato alla centrale del latte di Perugia (Grifolatte). Il territorio dell’azienda si sviluppa intorno al Castello di Baccaresca, le cui origini si trovano in alcune cronache di Gubbio databili al ‘300. La contea di Baccaresca è stata fondata dai Montefeltro ed è appartenuta anche alla famiglia Gabrielli. Sono presenti un laghetto interno per la pesca e alcuni percorsi fruibili in mountain bike. In azienda è possibile, inoltre, realizzare visite guidate del centro di produzione: stalle, sala mungitura e agli animali presenti.
Il parco eolico di "Cima Mutali" è stato installato nel 1999 sull'apice della montagna che domina il borgo di Fossato di Vico. Esso è costituito da due aerogeneratori da circa 750 kw ciascuno di potenza e produce circa 3 milioni di kwh di energia rinnovabile ogni anno. Presso questo impianto ha sede il Centro Studi Eolici il cui scopo è promuovere l'informazione e la cultura sulle fonti di energia rinnovabili. I dati essenziali del parco eolico di Fossato di Vico: Potenza installata: 1,5 MW Produzione annua stimata: 3 milioni di kWh circa Emissioni annue di CO2 evitate: 1.800 tonnellate circa Entrata in funzione: 1999
Cima Mutali
Il parco eolico di "Cima Mutali" è stato installato nel 1999 sull'apice della montagna che domina il borgo di Fossato di Vico. Esso è costituito da due aerogeneratori da circa 750 kw ciascuno di potenza e produce circa 3 milioni di kwh di energia rinnovabile ogni anno. Presso questo impianto ha sede il Centro Studi Eolici il cui scopo è promuovere l'informazione e la cultura sulle fonti di energia rinnovabili. I dati essenziali del parco eolico di Fossato di Vico: Potenza installata: 1,5 MW Produzione annua stimata: 3 milioni di kWh circa Emissioni annue di CO2 evitate: 1.800 tonnellate circa Entrata in funzione: 1999
Le acque dei laghi del Saletto nascono dalla sorgente del Saletto in loc. Palazzolo di Fossato di Vico, a circa quattrocento metri dal lago. La sorgente è molto conosciuta e frequentata dagli amanti della pesca per la qualità delle sue acque. Il lago è dotato di zona barbecue, area giochi per bambini, laghetto per la pesca facilitata, di servizi igienici. Si noleggiano canne da pesca e si forniscono esche. E' possibile noleggiare la serra per feste e compleanni e richiedere i laghi per gare o conviviali. Lago di trote Lago di circa 3.500,00 mq. alimentato dalle acque della sorgente del Saletto con una temperatura in entrata costante di 12/14° anche in estate. La profondità massima del lago è di circa 4,50 m. Le specie presenti sono: trote iridee e fario, salmerini e anguille, catturabili senza alcuna limitazione. Vi sono inoltre, storioni, gamberi, amur, tinche e boccaloni, regolamentati a parte. Lago 2 Carpodromo Lago No Kill, la specie ittica prevalente è la carpa (regina, specchi, cuoio), poi vi sono tante amur. La taglia massima presente si aggira sui 10/12,00 kg. Sia per le carpe che per le amur, anche se le catture più numerose sono della taglia da 1,50 a 5,00 kg. Nel lago sono presenti anche Lucci e Lucioperca con taglie interessanti. Il lago è illuminato anche per la pesca in notturna e può essere noleggiato per effettuare gare. Lago 3 Lago No Kill adatto alle gare di pesca con i pesci di dimensioni più ridotte. Sono presenti: carpe, amur, tinche, cavedani, gardon, scardole e carassi. I predatori sono Lucioperca e boccaloni. Il lago è illuminato anche per la pesca in notturna e può essere noleggiato per effettuare gare. Vi sono inoltre carpe Argentate da 10/15,00 kg. Lago 4 polivalente Lago stagionale in cui nel periodo invernale si pescano le trote di grossa taglia, mentre nel periodo estivo si pescano gamberi e le tinche. orari di apertura: da lunedì a venerdì 14.30-18.30 sabato, domenica e festivi dalle ore 8.00 alle ore 18.30.
A. S. D. LA VALLE DEI LAGHI
8 Via del Ponte Romano
Le acque dei laghi del Saletto nascono dalla sorgente del Saletto in loc. Palazzolo di Fossato di Vico, a circa quattrocento metri dal lago. La sorgente è molto conosciuta e frequentata dagli amanti della pesca per la qualità delle sue acque. Il lago è dotato di zona barbecue, area giochi per bambini, laghetto per la pesca facilitata, di servizi igienici. Si noleggiano canne da pesca e si forniscono esche. E' possibile noleggiare la serra per feste e compleanni e richiedere i laghi per gare o conviviali. Lago di trote Lago di circa 3.500,00 mq. alimentato dalle acque della sorgente del Saletto con una temperatura in entrata costante di 12/14° anche in estate. La profondità massima del lago è di circa 4,50 m. Le specie presenti sono: trote iridee e fario, salmerini e anguille, catturabili senza alcuna limitazione. Vi sono inoltre, storioni, gamberi, amur, tinche e boccaloni, regolamentati a parte. Lago 2 Carpodromo Lago No Kill, la specie ittica prevalente è la carpa (regina, specchi, cuoio), poi vi sono tante amur. La taglia massima presente si aggira sui 10/12,00 kg. Sia per le carpe che per le amur, anche se le catture più numerose sono della taglia da 1,50 a 5,00 kg. Nel lago sono presenti anche Lucci e Lucioperca con taglie interessanti. Il lago è illuminato anche per la pesca in notturna e può essere noleggiato per effettuare gare. Lago 3 Lago No Kill adatto alle gare di pesca con i pesci di dimensioni più ridotte. Sono presenti: carpe, amur, tinche, cavedani, gardon, scardole e carassi. I predatori sono Lucioperca e boccaloni. Il lago è illuminato anche per la pesca in notturna e può essere noleggiato per effettuare gare. Vi sono inoltre carpe Argentate da 10/15,00 kg. Lago 4 polivalente Lago stagionale in cui nel periodo invernale si pescano le trote di grossa taglia, mentre nel periodo estivo si pescano gamberi e le tinche. orari di apertura: da lunedì a venerdì 14.30-18.30 sabato, domenica e festivi dalle ore 8.00 alle ore 18.30.
Uno degli elementi di Fossato di Vico è senza dubbio l'acqua. Essa sgorga dalla montagna ed è possibile berla in uno dei tanti fontanili storici del paese. Da Salicetum perdente la "e", si è passati a Salictum e da questo al volgare Saletto. Gli Statuti due-trecenteschi del castello di Fossato citano e proteggono due fonti di Palazzolo (rubriche CLVII e CLX ), ma il primo riferimento toponomastico a questa fonte con alberi, compare nel Catasto basso-medievale di Fossato, costituito da otto chilogrammi di pergamena: le salecti de palazolo. In altre carte e più tardi, 1715, si incontra il Saletto. Quest'area risistemata sul finire del Novecento, oggi è meta di chi cerca acqua di sorgente nella rilassante quiete dei salici piangenti.
Sorgente Saletto
Uno degli elementi di Fossato di Vico è senza dubbio l'acqua. Essa sgorga dalla montagna ed è possibile berla in uno dei tanti fontanili storici del paese. Da Salicetum perdente la "e", si è passati a Salictum e da questo al volgare Saletto. Gli Statuti due-trecenteschi del castello di Fossato citano e proteggono due fonti di Palazzolo (rubriche CLVII e CLX ), ma il primo riferimento toponomastico a questa fonte con alberi, compare nel Catasto basso-medievale di Fossato, costituito da otto chilogrammi di pergamena: le salecti de palazolo. In altre carte e più tardi, 1715, si incontra il Saletto. Quest'area risistemata sul finire del Novecento, oggi è meta di chi cerca acqua di sorgente nella rilassante quiete dei salici piangenti.
Ottima area per picnic e passeggiate immersi in natura. Sul flumen Veturni (oggi Vetorno ) discendente da nord est-Val di Lago, qui alla Vercata (m. 525) confluisce il fosso che scende da est-Val Canovine. Oltre che di acque, è un'area ricca di storia: sul vicino Poggio sorgeva nel Duecento un romitorio romualdino e voc. el passo de la Varchata compare in carte basso-medievali, a riferire che da qui ed attraverso Piaggia Capraia e le Intassaie si sale al varco appenninico de la Sforcatura (m 854 ), dal quale poi si può scendere nelle Marche.
Oasi della Vercata
Via Vercata
Ottima area per picnic e passeggiate immersi in natura. Sul flumen Veturni (oggi Vetorno ) discendente da nord est-Val di Lago, qui alla Vercata (m. 525) confluisce il fosso che scende da est-Val Canovine. Oltre che di acque, è un'area ricca di storia: sul vicino Poggio sorgeva nel Duecento un romitorio romualdino e voc. el passo de la Varchata compare in carte basso-medievali, a riferire che da qui ed attraverso Piaggia Capraia e le Intassaie si sale al varco appenninico de la Sforcatura (m 854 ), dal quale poi si può scendere nelle Marche.

Offerta gastronomica

Golosità Umbre nasce dalla passione e dall'attaccamento al territorio e ai suoi prodotti. La terra umbra è generosa e materna e per questo vogliamo far conoscere i prodotti della zona di Fossato di Vico e dei suoi dintorni. Il punto vendita offre un vasto assortimento di formaggi prodotti quasi esclusivamente nello stabilimento Grifolatte di Norcia, in particolar modo pecorini freschi e stagionati. Il reparto salumeria è ricco di prodotti a base di maiale, a partire da diversi salumi della norcineria umbra: salami a pasta fine e grande, lonze, capocolli stagionati con sale, pepe o finocchio selvatico. In alcuni periodi dell'anno la salumeria offre anche prodotti a base di cinghiale (salami, salsicce e lonze). Il reparto macelleria invece offre le migliori carni di vitello locale insieme ai lavorati freschi, a partire dalla tipica salsiccia di fegato salata e dolce. Si possono trovare, inoltre, le diverse produzioni di legumi della zona del Parco del Monte Cucco: dalle lenticchie alle cicerchie, sino alla ricercatissima fagiolina del lago, verdure vini, olio, pane e tartufi.
Golosita' Umbre Snc Di Mariani Silvia & C.
45 Via Eugubina
Golosità Umbre nasce dalla passione e dall'attaccamento al territorio e ai suoi prodotti. La terra umbra è generosa e materna e per questo vogliamo far conoscere i prodotti della zona di Fossato di Vico e dei suoi dintorni. Il punto vendita offre un vasto assortimento di formaggi prodotti quasi esclusivamente nello stabilimento Grifolatte di Norcia, in particolar modo pecorini freschi e stagionati. Il reparto salumeria è ricco di prodotti a base di maiale, a partire da diversi salumi della norcineria umbra: salami a pasta fine e grande, lonze, capocolli stagionati con sale, pepe o finocchio selvatico. In alcuni periodi dell'anno la salumeria offre anche prodotti a base di cinghiale (salami, salsicce e lonze). Il reparto macelleria invece offre le migliori carni di vitello locale insieme ai lavorati freschi, a partire dalla tipica salsiccia di fegato salata e dolce. Si possono trovare, inoltre, le diverse produzioni di legumi della zona del Parco del Monte Cucco: dalle lenticchie alle cicerchie, sino alla ricercatissima fagiolina del lago, verdure vini, olio, pane e tartufi.
Bar perfetto per colazioni o un caffe'. Ottimo assortimento, servizio veloce e gentile. Ampio parcheggio
Caffé Miró
27 SS219
Bar perfetto per colazioni o un caffe'. Ottimo assortimento, servizio veloce e gentile. Ampio parcheggio
La Locanda del Conta Vico vi aspetta con una serie di piatti della tradizione: dagli sfiziosi antipasti di prodotti tipici umbri; i primi con pasta fresca fatta in casa (tagliatelle, gnocchi, pasta corta dell’Umbria e pasta al forno); le zuppe di verdure per chi ama i legumi locali e le verdure di stagione, le carni frollate e speziate con aromi del Parco del Monte Cucco; senza dimenticare le migliori carni regionali, nazionali ed estere (marchigiana, angus, argentina, ecc.) cotte alla brace in un meraviglioso camino in pietra. Potrete mangiare le migliori pietanze a un buon costo in uno splendido casolare rurale ristrutturato con materiali e mobili d’epoca, mantenendo il valore estetico dei tipici casolari umbri. Il proprietario avrà piacere nell'illustrare i piatti e l'attenzione con cui tratta e cucina i prodotti della terra. Una curiosità: il nome del ristorante deriva dal Conte di Nocera Umbra, designato pretore di queste terre da Ottone III, Imperatore del Sacro Romano Impero.
Locanda Del Conte Vico
78 Via Flaminia
La Locanda del Conta Vico vi aspetta con una serie di piatti della tradizione: dagli sfiziosi antipasti di prodotti tipici umbri; i primi con pasta fresca fatta in casa (tagliatelle, gnocchi, pasta corta dell’Umbria e pasta al forno); le zuppe di verdure per chi ama i legumi locali e le verdure di stagione, le carni frollate e speziate con aromi del Parco del Monte Cucco; senza dimenticare le migliori carni regionali, nazionali ed estere (marchigiana, angus, argentina, ecc.) cotte alla brace in un meraviglioso camino in pietra. Potrete mangiare le migliori pietanze a un buon costo in uno splendido casolare rurale ristrutturato con materiali e mobili d’epoca, mantenendo il valore estetico dei tipici casolari umbri. Il proprietario avrà piacere nell'illustrare i piatti e l'attenzione con cui tratta e cucina i prodotti della terra. Una curiosità: il nome del ristorante deriva dal Conte di Nocera Umbra, designato pretore di queste terre da Ottone III, Imperatore del Sacro Romano Impero.
Texas Pub è una giovane birreria nata nel 2013 perchè nel comune mancava locale di ritrovo serale che fosse diverso dai soliti bar e dai circoli associativi. La birreria offre 8 tipi di birra, hamburgheria, piadineria, cresceria con tantissimi tipi di panini, stuzzicherie, fritture particolari, insalate, dolci, cocktail alcolici e analcolici. Abbiamo alcune sfizionerie, panini o fritture diverse dalla solita routine. Qui potete trovare nachos, patatine fritte alla paprika, chily di formaggio fuso e peperoncini e alcuni tipi di hamburger di ottima carne.
Texas Pub
27 SS219
Texas Pub è una giovane birreria nata nel 2013 perchè nel comune mancava locale di ritrovo serale che fosse diverso dai soliti bar e dai circoli associativi. La birreria offre 8 tipi di birra, hamburgheria, piadineria, cresceria con tantissimi tipi di panini, stuzzicherie, fritture particolari, insalate, dolci, cocktail alcolici e analcolici. Abbiamo alcune sfizionerie, panini o fritture diverse dalla solita routine. Qui potete trovare nachos, patatine fritte alla paprika, chily di formaggio fuso e peperoncini e alcuni tipi di hamburger di ottima carne.
L'Hotel Pizzeria Braceria “Al Borgo” è situato al centro dell'Italia fra Umbria e Marche, immerso nel “Parco Regionale del Monte Cucco” ai piedi dell'antico borgo medievale di Fossato di Vico. La cortesia del personale e la gentilezza degli abitanti del luogo vi farà sentire come a casa. Nell'accogliente ristorante, che può ospitare fino a 170 persone, si possono gustare pizze cotte nel maestoso forno a legna in sala, le migliori carni locali cotte nel camino a vista, piatti realizzati con prodotti tipici e tradizionali. La sala del ristorante rappresenta un locale ideale per banchetti, cresime, comunioni, feste di famiglia ed incontri di lavoro.
Pizzeria Braceria Al Borgo
114 Via Filippo Venturi
L'Hotel Pizzeria Braceria “Al Borgo” è situato al centro dell'Italia fra Umbria e Marche, immerso nel “Parco Regionale del Monte Cucco” ai piedi dell'antico borgo medievale di Fossato di Vico. La cortesia del personale e la gentilezza degli abitanti del luogo vi farà sentire come a casa. Nell'accogliente ristorante, che può ospitare fino a 170 persone, si possono gustare pizze cotte nel maestoso forno a legna in sala, le migliori carni locali cotte nel camino a vista, piatti realizzati con prodotti tipici e tradizionali. La sala del ristorante rappresenta un locale ideale per banchetti, cresime, comunioni, feste di famiglia ed incontri di lavoro.
La Tana dei Golosi è un'attività a conduzione familiare che dal 2004 produce in maniera artigianale prodotti gastronomici di qualità: pasta fresca, primi piatti, cibi e pietanze tipiche locali, tutte fatte secondo le ricette della tradizione. Ogni pietanza è prodotta a mano e con l'uso di beni di qualità. Le specialità da non perdere sono: gli gnocchi fatti a mano, i cappellacci al tartufo, le lasagne tartufate (bianche e rosse), le crepes ripiene, i nidi di rondine e tanto altro.
La Tana Dei Golosi Di Martella Stefania
La Tana dei Golosi è un'attività a conduzione familiare che dal 2004 produce in maniera artigianale prodotti gastronomici di qualità: pasta fresca, primi piatti, cibi e pietanze tipiche locali, tutte fatte secondo le ricette della tradizione. Ogni pietanza è prodotta a mano e con l'uso di beni di qualità. Le specialità da non perdere sono: gli gnocchi fatti a mano, i cappellacci al tartufo, le lasagne tartufate (bianche e rosse), le crepes ripiene, i nidi di rondine e tanto altro.
La Forneria Appennino delizia i propri clienti con specialità squisite, realizzate con ingredienti di primissima qualità. Il panificio-pasticceria ti offre la possibilità di gustare prodotti fatti in sede da uno staff competente e che ogni giorno della settimana lavora con grande entusiasmo e dedizione. Non produciamo solo pane e dolci: da noi potrai infatti gustare anche una deliziosa pizza al taglio. All’interno del locale effettuiamo il servizio di tavola fredda preparando sostanziosi panini oppure leggeri tramezzini, che renderanno le tue pause pranzo un vero piacere. Potrai consumare le nostre specialità nello spazio antistante al negozio, in un piccolo giardino che allestiamo con tavolini e posti a sedere. Siamo specializzati anche nella realizzazione di torte nuziali, rinfreschi e banchetti per le cerimonie. Affidandoti a noi per la preparazione del tuo buffet o del tuo banchetto, sarai certo di portare in tavola piatti deliziosi. Contattaci se desideri maggiori informazioni sulla nostra produzione da forno oppure sulla nostra offerta per la realizzazione del tuo buffet. Un nostro collaboratore sarà a tua disposizione per rispondere alle tue domande e studiare delle proposte che possano soddisfare pienamente tutte le tue esigenze.
Forneria Appennino Di Lisarelli Paolo & C. Snc
1 Via Eugubina
La Forneria Appennino delizia i propri clienti con specialità squisite, realizzate con ingredienti di primissima qualità. Il panificio-pasticceria ti offre la possibilità di gustare prodotti fatti in sede da uno staff competente e che ogni giorno della settimana lavora con grande entusiasmo e dedizione. Non produciamo solo pane e dolci: da noi potrai infatti gustare anche una deliziosa pizza al taglio. All’interno del locale effettuiamo il servizio di tavola fredda preparando sostanziosi panini oppure leggeri tramezzini, che renderanno le tue pause pranzo un vero piacere. Potrai consumare le nostre specialità nello spazio antistante al negozio, in un piccolo giardino che allestiamo con tavolini e posti a sedere. Siamo specializzati anche nella realizzazione di torte nuziali, rinfreschi e banchetti per le cerimonie. Affidandoti a noi per la preparazione del tuo buffet o del tuo banchetto, sarai certo di portare in tavola piatti deliziosi. Contattaci se desideri maggiori informazioni sulla nostra produzione da forno oppure sulla nostra offerta per la realizzazione del tuo buffet. Un nostro collaboratore sarà a tua disposizione per rispondere alle tue domande e studiare delle proposte che possano soddisfare pienamente tutte le tue esigenze.

Le Guide ai Quartieri

Scopri la natura umbra con escursioni a piedi sui sentieri circostanti il borgo medievale di Fossato di Vico, all'interno dell’area naturale protetta del Parco di Monte Cucco. Ogni stagione è un'esperienza. Nei diversi periodi dell'anno sarà possibile scoprire le bellezze della natura legate alle diverse stagionalità: Autunno: Osservazione cromatica dei boschi di latifoglie che assumono colorazione variabili dal giallo al rosso degli aceri, frassini...,fino al color bronzo dei faggi, tonalita contrastanti con il verde intenso delle conifere e degli agrifogli. L’inverno è la stagione dove la natura è ferma avvolta da una coltre gelata e gli ecosistemi naturali interrompono i loro cicli vitali. Le genti di montagna svolgono le primordiali attività del taglio del bosco ad uso legna da ardere. Primavera: E’ il momento del risveglio della natura, dopo il lungo periodo invernale la vita torna nuovamente a sbocciare, boschi e prati si ammantano di colori, suoni, profumi. E’ la stagione più affascinate per camminare, le temperature sono miti e temperate, si possono raccogliere i gustosi asparagi selvatici che crescono nel sottobosco, ma senza alcun dubbio l’osservazione che più di ogni altra cosa attrae e affascina è la “fioritura”. Estate: Il clima secco e ventilato, una quota superiore ai 500 m fino ad oltre i 1000 m s.l.m. dei monti, rende sopportabile la calura estiva. Le faggete ad alto fusto ricoprono la fascia altitudinale sopra gli 800 m e con le loro ampie chiome ed il rado sottobosco offrono un ottimo riparo dal caldo del sentiero soleggiato. Escursione naturalistiche tematiche di vario tipo: 1) Sulla cresta di Cima Mutali (4h) 2) Il Valico dell’Appennino tra Umbria e Marche (5h) 3) La via della spiritualità, verso il Santuario Madonna della Ghea (5h)
Fossato di Vico
Scopri la natura umbra con escursioni a piedi sui sentieri circostanti il borgo medievale di Fossato di Vico, all'interno dell’area naturale protetta del Parco di Monte Cucco. Ogni stagione è un'esperienza. Nei diversi periodi dell'anno sarà possibile scoprire le bellezze della natura legate alle diverse stagionalità: Autunno: Osservazione cromatica dei boschi di latifoglie che assumono colorazione variabili dal giallo al rosso degli aceri, frassini...,fino al color bronzo dei faggi, tonalita contrastanti con il verde intenso delle conifere e degli agrifogli. L’inverno è la stagione dove la natura è ferma avvolta da una coltre gelata e gli ecosistemi naturali interrompono i loro cicli vitali. Le genti di montagna svolgono le primordiali attività del taglio del bosco ad uso legna da ardere. Primavera: E’ il momento del risveglio della natura, dopo il lungo periodo invernale la vita torna nuovamente a sbocciare, boschi e prati si ammantano di colori, suoni, profumi. E’ la stagione più affascinate per camminare, le temperature sono miti e temperate, si possono raccogliere i gustosi asparagi selvatici che crescono nel sottobosco, ma senza alcun dubbio l’osservazione che più di ogni altra cosa attrae e affascina è la “fioritura”. Estate: Il clima secco e ventilato, una quota superiore ai 500 m fino ad oltre i 1000 m s.l.m. dei monti, rende sopportabile la calura estiva. Le faggete ad alto fusto ricoprono la fascia altitudinale sopra gli 800 m e con le loro ampie chiome ed il rado sottobosco offrono un ottimo riparo dal caldo del sentiero soleggiato. Escursione naturalistiche tematiche di vario tipo: 1) Sulla cresta di Cima Mutali (4h) 2) Il Valico dell’Appennino tra Umbria e Marche (5h) 3) La via della spiritualità, verso il Santuario Madonna della Ghea (5h)

Informazioni sulla città/località

Quante volte abbiamo fantasticato di essere trasportati nel passato dalla macchina del tempo per vedere cosa accadeva nella vita quotidiana e per conoscere luoghi che ora ci vengono descritti dai libri di storia e dei quali rimangono tracce in vetuste costruzioni. Il nostro cronista ci è riuscito e con il suo aiuto racconteremo non solo fatti storici ,ma anche episodi di gente comune dell’area fossatana nei periodi più rilevanti del nostro passato, iniziando dall’epoca romana. Attorno all’anno 220 a.C. il console Caio Flaminio diede inizio alla costruzione di una strada che collegasse Roma con l’Italia settentrionale e inviò cartografi e architetti a studiare e a tracciare il percorso della futura via Flaminia. I tecnici inviati da Roma si erano attendati nella valle del fiume Clasius e avevano iniziato a traguardare, a disegnare carte, a ipotizzare le migliori soluzioni, ma non ne erano ancora venuti a capo quando incontrarono un uomo che conosceva la vallata palmo a palmo perché tutti i giorni metteva delle trappole per catturare gli animali. L’uomo, non molto alto, dal fisico agile, noto a tutti per la sua abilità di cacciatore e per la profonda conoscenza dei boschi, si fermò incuriosito a guardare quegli stranieri che discutevano. I tecnici lo notarono e gli chiesero come si chiamasse. L’uomo rispose che lui non si chiamava mai ma che gli altri lo chiamavano Menco e aggiunse con semplicità che lui conosceva la zona meglio di chiunque altro e che avrebbe saputo trovare la strada. Fu cacciato in malo modo perche aveva osato intromettersi in dotte disquisizioni cartografiche. I giorni passavano e, nonostante la loro scienza, i tecnici erano ad un punto morto e non riuscivano a realizzare il maestoso progetto. Allora tornò loro in mente quell’omino magro come un giunco che si chiamava Menco e inviarono due guardie a cercarlo. Lo trovarono alla fine della giornata di caccia in una taverna a bere con gli amici. Da quel momento Menco salì in cattedra: muoversi nella valle, nei boschi e sui monti era il suo pane quotidiano. I tecnici non proferivano parola, si limitavano a disegnare quello che l’uomo indicava, il punto dove attraversare i torrenti montani, la scorciatoia per oltrepassare la montagna. Ogni sentiero veniva da loro chiamato diverticulum. I tecnici dissero a Menco una cosa che non sapeva ma che non lo scompose minimamente: le acque che scorrevano sotto i suoi occhi sarebbero arrivate nel Tevere, il fiume che bagna Roma, che secondo le loro misurazioni si trovava a 124 miglia di distanza. Fu presa la decisione di far proseguire la strada risalendo la valle in direzione nord, tra il fiume Clasius e le montagne, la cosiddetta facies appenninica. Menco fece da guida ai romani solo per pochi giorni e per una ventina di miglia, poi si congedò perché, essendo uno spirito libero, era stanco di stare al servizio di quelle persone. Lo pregarono di rimanere, ma alle sorgenti del Chiascio indicò loro la strada e tornò indietro. Lo avevano ricompensato con delle monete da lui educatamente accettate anche se non sapeva che farsene di quei dischetti incisi sulle due facce. Sulla via del ritorno un pensiero lo assalì: quelle persone avrebbero modificato la valle per sempre e nulla sarebbe mai più stato come prima. La natura in quei luoghi si era conservata integralmente, meravigliosa e ricca di ogni specie animale e vegetale. La facevano da padroni i boschi di alto fusto, dove predominavano le querce o come diceva Menco le cerque, alberi alti anche trenta metri con alla base un fusto che non bastavano tre uomini per abbracciarlo. Più in alto dominavano boschi di abeti e estese faggete con enormi esemplari simili a sculture le cui radici fascicolari abbracciavano come tentacoli il terreno povero di humus. Nella valle c’erano anche ampie zone paludose retaggio di un antico lago con molti uccelli acquatici come i grandi aironi grigi che usavano i lunghi becchi come arpioni per catturare i pesci. Picchi e ghiandaie si si spostavano rumorosamente fra gli alberi, le aquile e i falchi volavano alti ad ali distese cercando prede da catturare, l’elegante beccaccia sfrecciava veloce, pernici e starne si alzavano con fragoroso battito d’ ali. Grandi cervi, daini, caprioli, lepri abitavano le zone tra il bosco e le radure, mentre Branchi di piccoli cinghiali con le loro zanne scavavano il terreno alla ricerca di radici da mangiare. I predatori come il lupo, la volpe, la lince facevano una selezione naturale catturando gli animali più deboli o malati. Passò molto tempo e per la costruzione della strada, oltre ai soldati romani, furono chiamate a lavorare molte persone del luogo, ma forse chiamare non è il termine giusto perché delle guardie armate andavano nei villaggi e con modi determinati sceglievano uomini, prendevano gli animali da lavoro e nessuno poteva opporsi. I lavori proseguirono per molti anni e per far spazio alla strada furono tagliate le grandi querce, che servirono per costruire i palazzi e le navi dei romani. La strada si sarebbe chiamata Flaminia perché voluta dal console Caio Flaminio ed era una “via consolare”. Le strade romane erano realizzate con un preciso criterio, sovrapponendo materiali inerti di differente grandezza e in ultimo posando lastre in pietra levigata. Poiché erano costruite a strati presero il nome di viae stratae, da cui il termine strada. Vennero posizionate le pietre miliari equivalenti a mille passi di un uomo che permettevano di conoscere esattamente la posizione dei luoghi e le loro distanze. Per superare i torrenti che scendeva dalla montagna furono costruiti numerosi ponti in pietra. I romani erano maestri nel costruirli ad arco a tutto sesto, ponendo in risalto gli enermi conci di pietra squadrata proveniente da cave locali. L’arco era realizzato lavorando grandi conci di pietra formando dei cunei, solo al posizionamento dell’ultimo cuneo centrale, o “chiave di volta”, la struttura del ponte diventava stabile. Per la costruzione dei ponti si dovevano trovare dei grandi blocchi di pietra, ma nella valle dove si stava costruendo la strada c’erano solo breccia e materiale fragile adatto solo per il fondo stradale. Anche in questo caso i romani si rivolsero a persone del luogo per sapere dove potevano trovare delle grandi pietre. Venne in loro aiuto un uomo di nome Licco, spalle grandi e possenti, mani grandi come pale, abituato ad estrarre la roccia. Conosceva una cava in montagna che portava il suo nome, e fu lui che trovò i grandi e resistenti blocchi di pietra bianca chiamata corniola . Furono realizzati quattro Itineraria romani, delle vere e proprie mappe stradali, dove venivano elencate le località situate lungo la Flaminia da Fano a Roma, Helvillum era distante 124 miglia da Roma. Per sottolinearne l’importanza il villaggio era presente in tutti e quattro gli itineraria e, come ci riferisce l’Antonino (II sec. d.C.) era importante anche il diverticulum ab Helvillo-Anconam, deviazione dalla Flaminia che permetteva l’attraversamento dell’Appennino in uno dei passi di più facile accesso verso l’area marchigiana. Lungo la Flaminia nascevano le mansiones insediamenti con servizi idonei al traffico che si svolgeva, e stava nascendo anche Helvillum la Fossato di epoca romana. C’erano le tabernae per i viandanti comuni, dove ci si poteva rifocillare e pernottare. Per gli animali vi erano le mutationes, dove si potevano ripare i carri, cambiare i cavalli e foraggiare le bestie. Si era dunque formato un piccolo villaggio con le insule le case romane, con un tempio dedicato alla Dea Cupra. In prossimità di una grande curva della strada c’era la taverna del Borgo, dove tutti i viandanti si fermavano attratti dai profumi provenienti dalla sua cucina. Gli abitanti erano cordiali e originali come il fabbro chiamato Piapoco forse per il fatto che sapeva vendere bene le sue opere facendo credere al cliente di avere sempre fatto un buon affare, come il Pelota, alto più della media, capelli lunghi e folti, un personaggio colto che conosceva le arti della musica, del teatro ma soprattutto dei giochi. Aveva inventato il gioco del pallone: due squadre all’interno di uno campo rettangolare si affrontavano prendendo a calci un palla che dovevano scaraventare nella area avversaria; inoltre aveva una memoria portentosa e sapeva citare a memoria i nomi dei giocatori di tutte le squadre. I romani vollero costruire una fontana nel villaggio di Helvillum, e per realizzarla andarono a parlare con Piapoco, che sfoderò la sua abile parlantina e il solito discorso che faceva a tutti i clienti, dicendo che in un altro posto avrebbero pagato l’opera molto di più , mentre lui avrebbe preso pochi soldi per realizzarla. La fontana fu dedicata al Dea Cupra, e in ricordo della costruzione vi fu affissa una lamina in rame sulla quale Piapoco dimenticò di incidere il proprio nome perdendo l’occasione di passare alla storia. Cubrar. matrer. bio. eso / oseto. cisterno. N. CLV / IIII / su. maronato / u. l. uarie: t. c. fulonie Questa fontana è stata fatta per 158 sesterzi per Cupra mater nel maronato di Livio, figlio di Lucio Vario, e di Tito, figlio di Gaio Folonio” Ogni riferimento a personaggi reali è puramente voluto. I riferimenti ai fatti storici citati nel racconto sono stati liberamente tratti dalla “Guida storica di Fossato di Vico”, dalla libera enciclopedia Wikipedia, e dal testo della Prof.ssa Luciana Aigner-Foresti. Numerosi reperti romani appartenenti all’insediamento di Helvillum sono raccolti nell’Antiquarium comunale e nella chiesa di San Pietro a Fossato di Vico, mentre la lamina in rame dedicata alla Dea Cupra è conservata al museo di Perugia e in copia nell’Antiquarium. Il racconto è stato scritto da Franco Manni.
Fossato di Vico
Quante volte abbiamo fantasticato di essere trasportati nel passato dalla macchina del tempo per vedere cosa accadeva nella vita quotidiana e per conoscere luoghi che ora ci vengono descritti dai libri di storia e dei quali rimangono tracce in vetuste costruzioni. Il nostro cronista ci è riuscito e con il suo aiuto racconteremo non solo fatti storici ,ma anche episodi di gente comune dell’area fossatana nei periodi più rilevanti del nostro passato, iniziando dall’epoca romana. Attorno all’anno 220 a.C. il console Caio Flaminio diede inizio alla costruzione di una strada che collegasse Roma con l’Italia settentrionale e inviò cartografi e architetti a studiare e a tracciare il percorso della futura via Flaminia. I tecnici inviati da Roma si erano attendati nella valle del fiume Clasius e avevano iniziato a traguardare, a disegnare carte, a ipotizzare le migliori soluzioni, ma non ne erano ancora venuti a capo quando incontrarono un uomo che conosceva la vallata palmo a palmo perché tutti i giorni metteva delle trappole per catturare gli animali. L’uomo, non molto alto, dal fisico agile, noto a tutti per la sua abilità di cacciatore e per la profonda conoscenza dei boschi, si fermò incuriosito a guardare quegli stranieri che discutevano. I tecnici lo notarono e gli chiesero come si chiamasse. L’uomo rispose che lui non si chiamava mai ma che gli altri lo chiamavano Menco e aggiunse con semplicità che lui conosceva la zona meglio di chiunque altro e che avrebbe saputo trovare la strada. Fu cacciato in malo modo perche aveva osato intromettersi in dotte disquisizioni cartografiche. I giorni passavano e, nonostante la loro scienza, i tecnici erano ad un punto morto e non riuscivano a realizzare il maestoso progetto. Allora tornò loro in mente quell’omino magro come un giunco che si chiamava Menco e inviarono due guardie a cercarlo. Lo trovarono alla fine della giornata di caccia in una taverna a bere con gli amici. Da quel momento Menco salì in cattedra: muoversi nella valle, nei boschi e sui monti era il suo pane quotidiano. I tecnici non proferivano parola, si limitavano a disegnare quello che l’uomo indicava, il punto dove attraversare i torrenti montani, la scorciatoia per oltrepassare la montagna. Ogni sentiero veniva da loro chiamato diverticulum. I tecnici dissero a Menco una cosa che non sapeva ma che non lo scompose minimamente: le acque che scorrevano sotto i suoi occhi sarebbero arrivate nel Tevere, il fiume che bagna Roma, che secondo le loro misurazioni si trovava a 124 miglia di distanza. Fu presa la decisione di far proseguire la strada risalendo la valle in direzione nord, tra il fiume Clasius e le montagne, la cosiddetta facies appenninica. Menco fece da guida ai romani solo per pochi giorni e per una ventina di miglia, poi si congedò perché, essendo uno spirito libero, era stanco di stare al servizio di quelle persone. Lo pregarono di rimanere, ma alle sorgenti del Chiascio indicò loro la strada e tornò indietro. Lo avevano ricompensato con delle monete da lui educatamente accettate anche se non sapeva che farsene di quei dischetti incisi sulle due facce. Sulla via del ritorno un pensiero lo assalì: quelle persone avrebbero modificato la valle per sempre e nulla sarebbe mai più stato come prima. La natura in quei luoghi si era conservata integralmente, meravigliosa e ricca di ogni specie animale e vegetale. La facevano da padroni i boschi di alto fusto, dove predominavano le querce o come diceva Menco le cerque, alberi alti anche trenta metri con alla base un fusto che non bastavano tre uomini per abbracciarlo. Più in alto dominavano boschi di abeti e estese faggete con enormi esemplari simili a sculture le cui radici fascicolari abbracciavano come tentacoli il terreno povero di humus. Nella valle c’erano anche ampie zone paludose retaggio di un antico lago con molti uccelli acquatici come i grandi aironi grigi che usavano i lunghi becchi come arpioni per catturare i pesci. Picchi e ghiandaie si si spostavano rumorosamente fra gli alberi, le aquile e i falchi volavano alti ad ali distese cercando prede da catturare, l’elegante beccaccia sfrecciava veloce, pernici e starne si alzavano con fragoroso battito d’ ali. Grandi cervi, daini, caprioli, lepri abitavano le zone tra il bosco e le radure, mentre Branchi di piccoli cinghiali con le loro zanne scavavano il terreno alla ricerca di radici da mangiare. I predatori come il lupo, la volpe, la lince facevano una selezione naturale catturando gli animali più deboli o malati. Passò molto tempo e per la costruzione della strada, oltre ai soldati romani, furono chiamate a lavorare molte persone del luogo, ma forse chiamare non è il termine giusto perché delle guardie armate andavano nei villaggi e con modi determinati sceglievano uomini, prendevano gli animali da lavoro e nessuno poteva opporsi. I lavori proseguirono per molti anni e per far spazio alla strada furono tagliate le grandi querce, che servirono per costruire i palazzi e le navi dei romani. La strada si sarebbe chiamata Flaminia perché voluta dal console Caio Flaminio ed era una “via consolare”. Le strade romane erano realizzate con un preciso criterio, sovrapponendo materiali inerti di differente grandezza e in ultimo posando lastre in pietra levigata. Poiché erano costruite a strati presero il nome di viae stratae, da cui il termine strada. Vennero posizionate le pietre miliari equivalenti a mille passi di un uomo che permettevano di conoscere esattamente la posizione dei luoghi e le loro distanze. Per superare i torrenti che scendeva dalla montagna furono costruiti numerosi ponti in pietra. I romani erano maestri nel costruirli ad arco a tutto sesto, ponendo in risalto gli enermi conci di pietra squadrata proveniente da cave locali. L’arco era realizzato lavorando grandi conci di pietra formando dei cunei, solo al posizionamento dell’ultimo cuneo centrale, o “chiave di volta”, la struttura del ponte diventava stabile. Per la costruzione dei ponti si dovevano trovare dei grandi blocchi di pietra, ma nella valle dove si stava costruendo la strada c’erano solo breccia e materiale fragile adatto solo per il fondo stradale. Anche in questo caso i romani si rivolsero a persone del luogo per sapere dove potevano trovare delle grandi pietre. Venne in loro aiuto un uomo di nome Licco, spalle grandi e possenti, mani grandi come pale, abituato ad estrarre la roccia. Conosceva una cava in montagna che portava il suo nome, e fu lui che trovò i grandi e resistenti blocchi di pietra bianca chiamata corniola . Furono realizzati quattro Itineraria romani, delle vere e proprie mappe stradali, dove venivano elencate le località situate lungo la Flaminia da Fano a Roma, Helvillum era distante 124 miglia da Roma. Per sottolinearne l’importanza il villaggio era presente in tutti e quattro gli itineraria e, come ci riferisce l’Antonino (II sec. d.C.) era importante anche il diverticulum ab Helvillo-Anconam, deviazione dalla Flaminia che permetteva l’attraversamento dell’Appennino in uno dei passi di più facile accesso verso l’area marchigiana. Lungo la Flaminia nascevano le mansiones insediamenti con servizi idonei al traffico che si svolgeva, e stava nascendo anche Helvillum la Fossato di epoca romana. C’erano le tabernae per i viandanti comuni, dove ci si poteva rifocillare e pernottare. Per gli animali vi erano le mutationes, dove si potevano ripare i carri, cambiare i cavalli e foraggiare le bestie. Si era dunque formato un piccolo villaggio con le insule le case romane, con un tempio dedicato alla Dea Cupra. In prossimità di una grande curva della strada c’era la taverna del Borgo, dove tutti i viandanti si fermavano attratti dai profumi provenienti dalla sua cucina. Gli abitanti erano cordiali e originali come il fabbro chiamato Piapoco forse per il fatto che sapeva vendere bene le sue opere facendo credere al cliente di avere sempre fatto un buon affare, come il Pelota, alto più della media, capelli lunghi e folti, un personaggio colto che conosceva le arti della musica, del teatro ma soprattutto dei giochi. Aveva inventato il gioco del pallone: due squadre all’interno di uno campo rettangolare si affrontavano prendendo a calci un palla che dovevano scaraventare nella area avversaria; inoltre aveva una memoria portentosa e sapeva citare a memoria i nomi dei giocatori di tutte le squadre. I romani vollero costruire una fontana nel villaggio di Helvillum, e per realizzarla andarono a parlare con Piapoco, che sfoderò la sua abile parlantina e il solito discorso che faceva a tutti i clienti, dicendo che in un altro posto avrebbero pagato l’opera molto di più , mentre lui avrebbe preso pochi soldi per realizzarla. La fontana fu dedicata al Dea Cupra, e in ricordo della costruzione vi fu affissa una lamina in rame sulla quale Piapoco dimenticò di incidere il proprio nome perdendo l’occasione di passare alla storia. Cubrar. matrer. bio. eso / oseto. cisterno. N. CLV / IIII / su. maronato / u. l. uarie: t. c. fulonie Questa fontana è stata fatta per 158 sesterzi per Cupra mater nel maronato di Livio, figlio di Lucio Vario, e di Tito, figlio di Gaio Folonio” Ogni riferimento a personaggi reali è puramente voluto. I riferimenti ai fatti storici citati nel racconto sono stati liberamente tratti dalla “Guida storica di Fossato di Vico”, dalla libera enciclopedia Wikipedia, e dal testo della Prof.ssa Luciana Aigner-Foresti. Numerosi reperti romani appartenenti all’insediamento di Helvillum sono raccolti nell’Antiquarium comunale e nella chiesa di San Pietro a Fossato di Vico, mentre la lamina in rame dedicata alla Dea Cupra è conservata al museo di Perugia e in copia nell’Antiquarium. Il racconto è stato scritto da Franco Manni.
Gubbio è una città affascinante e forse, la più bella città medioevale, sicuramente una città ricca di storia, monumenti , che ha affascinato autorevoli personaggi quali Papini, D’Annunzio, Piovene, Zeri, Hesse. Le “Tavole Eugubine” del III-I sec a.C, i resti del Teatro Romano del I sec. a.C così come le miriadi di frammenti dell’Età del Bronzo testimoniano la sua antica grandezza. La struttura urbanistica risalente al Medioevo è rimasto immutato a tutt’oggi, uno progetto urbano concepito nell’ età comunale e giunto integro nei suoi monumenti nella maggior parte costruiti in “pietra” . I Monumenti - Cosa vedere a Gubbio: La cinta muraria di Gubbio, fu edificata alla fine del sec. XIII , di notevole interesse sono le sei porte che si aprono in essa: alcune conservano avanzi di decorazione pittorica, stemmi della città o addirittura gli antichi battenti lignei. Entrando a Gubbio è possibile ammirare molti stupendi Palazzi Pubblici e la Piazza Grande,di dimensioni monumentali e di straordinaria arditezza, realizzata nella prima metà del ‘300. La piazza pensile del sec. XV aveva lo scopo di collegare i palazzi sedi in passato delle due magistrature civili. Da visitare altri importanti monumenti: Il Palazzo dei Consoli (completato verso il 1340, che oggi ospita il Museo Civico); l’incompiuto Palazzo del Podestà (ora residenza municipale); il Palazzo Ducale (edificato dopo il 1470 su disegno di Francesco di Giorgio Martini per volere di Federico da Montefeltro); la Cattedrale dei secc. XIII – XIV ( ha l’interno ripristinato all’inizio del’ 900); nel vicino Palazzo dei Canonici si trova il Museo Diocesano; la chiesa di S, Francesco del XIII sec. (all’interno nelle absidi ci sono affreschi del Nelli). Cosa vedere a Gubbio Di grande interesse sono le chiese di S. Agostino, S. Domenico, S. Pietro e San Giovanni; la Chiesa di S. Secondo (edificata nel V sec. d.C.); la Basilica di Sant’Ubaldo (quasi in vetta al Monte Ingino e raggiungibile anche con una comoda Funivia che conserva il corpo incorrotto del Santo patrono della città e i Ceri di Gubbio); la Chiesa della Vittorina del XIII sec. pare che sia stata costruita nel luogo in cui S. Francesco incontrò il lupo di Gubbio. Infine si consiglia di visitare il Teatro Romano di fine del I sec. a,C. e il Parco Ranghiasci. Nelle immediate vicinanze da visitare la Gola del Bottaccione subito a Nord di Gubbio, oggetto di studio del geologo americano Walter Alvarez che ha elaborato la famosa teoria sull’estinzione dei dinosauri. La gola accoglie anche resti storico-artistici di varie epoche, dall’ “Acquedotto” medievale, all’Eremo di S, Ambrogio. Cucina A Gubbio potete degustare: il “Il friccò” preparato con carni bianche e cotto con vino, aceto, aglio, rosmarino, olio e spesso con pomodoro, meglio se accompagnato dalla “crescia”, impasto di farina acqua e sale, cotta “sul panaro” [una lastra di pietra infuocata) sotto la cenere calda; la “crescia” si gusta anche con erbe campagnole cotte o salumi locali; il “tartufo” bianco raro e raffinaato; il “pan caciato” fatto aggiungendo all’impasto del pane pezzetti di formaggio pecorino o caciotta (generalmente viene cucinato da ottobre a febbraio in occasione della raccolta delle noci).
230 paikallista suosittelee
Gubbio
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Gubbio è una città affascinante e forse, la più bella città medioevale, sicuramente una città ricca di storia, monumenti , che ha affascinato autorevoli personaggi quali Papini, D’Annunzio, Piovene, Zeri, Hesse. Le “Tavole Eugubine” del III-I sec a.C, i resti del Teatro Romano del I sec. a.C così come le miriadi di frammenti dell’Età del Bronzo testimoniano la sua antica grandezza. La struttura urbanistica risalente al Medioevo è rimasto immutato a tutt’oggi, uno progetto urbano concepito nell’ età comunale e giunto integro nei suoi monumenti nella maggior parte costruiti in “pietra” . I Monumenti - Cosa vedere a Gubbio: La cinta muraria di Gubbio, fu edificata alla fine del sec. XIII , di notevole interesse sono le sei porte che si aprono in essa: alcune conservano avanzi di decorazione pittorica, stemmi della città o addirittura gli antichi battenti lignei. Entrando a Gubbio è possibile ammirare molti stupendi Palazzi Pubblici e la Piazza Grande,di dimensioni monumentali e di straordinaria arditezza, realizzata nella prima metà del ‘300. La piazza pensile del sec. XV aveva lo scopo di collegare i palazzi sedi in passato delle due magistrature civili. Da visitare altri importanti monumenti: Il Palazzo dei Consoli (completato verso il 1340, che oggi ospita il Museo Civico); l’incompiuto Palazzo del Podestà (ora residenza municipale); il Palazzo Ducale (edificato dopo il 1470 su disegno di Francesco di Giorgio Martini per volere di Federico da Montefeltro); la Cattedrale dei secc. XIII – XIV ( ha l’interno ripristinato all’inizio del’ 900); nel vicino Palazzo dei Canonici si trova il Museo Diocesano; la chiesa di S, Francesco del XIII sec. (all’interno nelle absidi ci sono affreschi del Nelli). Cosa vedere a Gubbio Di grande interesse sono le chiese di S. Agostino, S. Domenico, S. Pietro e San Giovanni; la Chiesa di S. Secondo (edificata nel V sec. d.C.); la Basilica di Sant’Ubaldo (quasi in vetta al Monte Ingino e raggiungibile anche con una comoda Funivia che conserva il corpo incorrotto del Santo patrono della città e i Ceri di Gubbio); la Chiesa della Vittorina del XIII sec. pare che sia stata costruita nel luogo in cui S. Francesco incontrò il lupo di Gubbio. Infine si consiglia di visitare il Teatro Romano di fine del I sec. a,C. e il Parco Ranghiasci. Nelle immediate vicinanze da visitare la Gola del Bottaccione subito a Nord di Gubbio, oggetto di studio del geologo americano Walter Alvarez che ha elaborato la famosa teoria sull’estinzione dei dinosauri. La gola accoglie anche resti storico-artistici di varie epoche, dall’ “Acquedotto” medievale, all’Eremo di S, Ambrogio. Cucina A Gubbio potete degustare: il “Il friccò” preparato con carni bianche e cotto con vino, aceto, aglio, rosmarino, olio e spesso con pomodoro, meglio se accompagnato dalla “crescia”, impasto di farina acqua e sale, cotta “sul panaro” [una lastra di pietra infuocata) sotto la cenere calda; la “crescia” si gusta anche con erbe campagnole cotte o salumi locali; il “tartufo” bianco raro e raffinaato; il “pan caciato” fatto aggiungendo all’impasto del pane pezzetti di formaggio pecorino o caciotta (generalmente viene cucinato da ottobre a febbraio in occasione della raccolta delle noci).